Le mappe tematiche colorate nascondono il vero stato dello sviluppo
Le mappe tematiche sono spesso fuorvianti, specialmente a scala globale
Indubbiamente di grande effetto, come quasi tutte le mappe, soprattutto se colorate e globali, quelle tematiche sono sempre di moda. Ma spesso sono incomparabili e quindi fuorvianti.
Nelle mappe sottostanti create da Peter Atwood, l’intensità del colore sembra dettata più dalla vicinanza degli elementi che dal loro “peso”.
È difficile, se non impossibile, giungere a conclusioni valide quando si confronta la dotazione infrastrutturale dei paesi su scala globale, poiché si trascura l’impatto della scala locale, che ha pesi diversi nei vari continenti.
Da un lato, ragioni storiche fanno sì che i fenomeni rappresentati si concentrino nel Vecchio Continente, frammentato in piccoli stati-nazione – per non parlare delle microscale subnazionali, molto spesso culturalmente più significative degli aggregati nazionali.
Ogni scala geografica ha il suo raggio di potere, le sue classifiche e le sue aggregazioni politico/economiche. La scala globale è solo una scala, spesso la meno rappresentativa per comprendere i poteri.
Il vuoto non è sinonimo di povertà
D’altra parte, vaste aree come il Canada, l’Amazzonia, il Sahara, la Siberia e l’Australia, identificate solo dal loro perimetro in quanto sostanzialmente non antropizzate (per fortuna nostra e del pianeta), sono grandi quanto il continente europeo. Purtroppo, il vuoto che contengono trae in inganno molti, facendo pensare a uno stadio di sviluppo arretrato.
Cos’è lo sviluppo?
Ma cos’è lo “sviluppo”? La conservazione della natura o di una cultura frammentata e folkloristica che porta a una sciocca ed esagerata competizione tra entità geopolitiche relativamente recenti e spesso sciocche?
Oltre a una distribuzione più dispersa a causa delle microscale di potere che comprende, il Vecchio Continente porta con sé l’eredità di un’epoca in cui gli insediamenti umani erano prevalentemente rurali.
Inoltre, gli insediamenti “rurbani” (a metà strada tra il rurale e l’urbano) stanno tornando in auge per placare l’esasperazione dei costi immobiliari nelle grandi città, sfruttando la combinazione tra il terziario avanzato e le recenti innovazioni tecnologiche nel campo della connettività, dell’automazione e dell’ottimizzazione dei processi produttivi, compresi i servizi di consegna o le soluzioni di lavoro smart/remoto.
Altre aree del mondo, invece, per lo più nel Sud Globale, continuano a perseguire un’urbanizzazione rapace ed estremamente concentrata in megalopoli che brillano da lontano e sono insipide, se non deprimenti nei loro dettagli, che sviliscono il legame tra l’umanità e la natura, trasformando gli esseri umani in cittadini/consumatori che non producono ma riproducono una sciocca geocompetizione in cui tutti perdono.