Persone altamente sensibili: un tipo di personalità mancante?
Se le emozioni vi sopraffanno o vi commuovete fino alle lacrime per una cosa di poco conto, probabilmente fate parte delle “Persone altamente sensibili”, dette anche HSP (acronimo di High Sensitive People), secondo un nuovo libro intitolato “Sensitive: The Power of a Thoughtful Mind in an Overwhelming World” scritto da Jenn Granneman e Andre Sólo ed edito da Penguin (Londra, 2023). Gli autori ne hanno parlato largamente nella serie Talks at Google (video).
Le persone altamente sensibili (HSP) rappresentano tra il 15% e il 30% della popolazione, secondo quanto riferito in un articolo pubblicato da Rhik Samadder su The Guardian (2 aprile 2023).
Sebbene vi sia un dibattito sulla validità del concetto, i suoi sostenitori affermano che le HSP sono uniche in quanto la loro sensibilità fisica ed emotiva è la stessa, il che significa che elaborano l’ambiente a un livello profondo. È più probabile che reagiscano con forza alla caffeina e all’alcol e che si sentano sopraffatti dalla folla, dal rumore, dalla luce e dagli odori. Alcune celebrità, tra cui l’attrice Nicole Kidman e la cantante Alanis Morissette, hanno dichiarato di identificarsi come HSP.
Il libro di Granneman e Sólo chiede una maggiore accettazione e riconoscimento delle persone suscettibili (HSP) nella società, sia al lavoro che nel privato. Le HSP sono persone il cui sistema nervoso è più facilmente sopraffatto dagli stimoli esterni, con conseguente maggiore sensibilità emotiva.
Gli autori sostengono che la visione che la società ha della sensibilità si è ingiustamente concentrata sui suoi lati negativi, e che agli HSP viene spesso detto di “essere meno sensibili”. Il libro mette quindi in evidenza gli aspetti positivi degli HSP, tra cui la loro creatività e la capacità di creare connessioni che altri non riescono a creare.
Gli autori invitano inoltre a una maggiore auto-accettazione della sensibilità e sostengono che si tratta di una caratteristica preziosa che dovrebbe essere celebrata piuttosto che stigmatizzata. Il termine “HSP” è principalmente autodichiarato e non è attualmente considerato una diagnosi clinica, sebbene alcuni ricercatori suggeriscano che possa sovrapporsi a condizioni come l’ADHD e l’autismo.
La controversia sulle persone suscettibili (HSP) è aumentata: molti ritengono che agli individui sensibili sia concessa troppa influenza. Tuttavia, come sottolineato da un esperto, la sensibilità non implica solo il fatto di offendersi facilmente o di piangere spesso.
In particolare, il crescente interesse per l’HSP è influenzato da un fattore generazionale: le generazioni più giovani adottano termini terapeutici di nicchia per descriversi. È diventato un luogo comune diagnosticare individui con disturbi come PTSD, narcisismo e psicopatia attraverso slogan clinici sulle piattaforme dei social media. Se da un lato queste etichette possono essere limitanti, dall’altro rivelano quanto desideriamo essere compresi e convalidati. La sensibilità, come l’ansia, rischia di perdere il suo significato di tratto umano onnipresente.
Nel frattempo, la ricerca ha confermato che la sensibilità è un tratto sano associato alla capacità di percepire, elaborare e rispondere sinceramente all’ambiente circostante. Nonostante le sue connotazioni positive, le persone sensibili devono ancora affrontare molte sfide che le etichette non possono risolvere. In breve, la parola “acuto” potrebbe essere sostituita da “reattivo”, in quanto le persone sensibili raccolgono naturalmente più informazioni dall’ambiente, le elaborano più profondamente e, in ultima analisi, sono più plasmate da esso.
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