piacere
Quando giunge il momento, si deve approfittare anzi speculare il giusto anzi il necessario anzi il possibile.
Quando giunge il momento, si deve approfittare anzi speculare il giusto anzi il necessario anzi il possibile.
Consiglio utile: Web Agency Piacenza
Improvvisamente fu il traguardo e sì udì un lieve rumore sordo.
Il dolore – a meno che non sia l’effetto di cause insignificanti – è causato o da una risposta a un comportamento considerato sbagliato e intenzionale, o da un comportamento che ignora i possibili effetti collaterali sugli altri.
Talvolta, siamo immersi in noi stessi a un livello che impedisce di prevedere o vedere ciò che le nostre azioni potrebbero causare o stanno causando ad altri.
La nostra esperienza determina l’interpretazione e l’interpretazione determina il giudizio.
Noi agiamo o reagiamo sulla base del giudizio.
Oltre all’esperienza, accumulo statico del vissuto a sua volta mediato dall’interpretazione, l’interpretazione è anche influenzata da una variabile mutevole che è il nostro stato emotivo. Pertanto, l’interpretazione non è una costante in quanto cambia anche in base a fattori esterni, quindi non è universale ma multiversale.
Tendiamo a giudicare la stessa situazione in modo diverso a seconda del nostro stato d’animo ma anche dei soggetti od oggetti del giudizio e di fattori come l’età, il luogo (uno spazio definito) e altri. Anche lo stato emozionale corrente determina il giudizio, oltre a determinare l’interpretazione alla base del giudizio – quindi lo stato emozionale influenza doppiamente il giudizio: direttamente e indirettamente, tramite l’interpretazione delle circostanze che lo determinano.
ascoltare non presuppone interpretare
assorbire passivamente fortifica le convinzioni
il giudizio è funzione della distanza culturale
la prossimità tende a essere più gradita della lontananza
perché presuppone un’interpretazione più agevole
la prossimità esprime similitudine
mentre la lontananza esprime dissonanza
dovuta all’alterazione che cresce in proporzione alla distanza
e pone agli antipodi elementi che potrebbero essere uguali
se solo fossero più vicini
annullando il vuoto
che non consente di veicolare
attraverso una portante culturale
il medesimo grado di comprensione
e dunque il salto attraverso il vuoto
è un atto coraggioso o una provocazione
è l’inizio di un contagio o di un conflitto
che produce dominio, amalgama o sottomissione
La spiritualità trascende dalla sua organizzazione.
La fortuna è la distanza tra risultati positivi e l’assenza di conoscenza o di controllo di ciò che li ha causati.
A volte tale conoscenza è inaccessibile (si pensi a una lotteria). Altre può essere parzialmente o totalmente accessibile, offrendo un certo grado di controllo, diretto o indiretto, sugli eventi, a maggior ragione se si è gli unici a possedere informazioni determinanti.
Gli eventi fortunati ci rendono felici perché producono buoni risultati inattesi senza alcuno sforzo per ottenerli, ma dovrebbero anche farci preoccupare, perché ignorando le cause, tali risultati il più delle volte non si ripeteranno.
Conoscere gli ingredienti di un fenomeno non implica sapere come lo si è determinato.
Oltre alla disponibilità di dati importanti, anche il metodo di analisi degli stessi è fondamentale per guadagnare padronanza su sistemi più o meno complessi, e provare a raggiungere i propri obiettivi senza sperare nella fortuna.
Spesso individui razzisti o comunque conservatori e poco avvezzi al cambiamento e alle diversità – viste come avversità in quanto modificanti il loro ambiente tipico – definiscono disperati coloro che migrano, lontano dal luogo in cui sono nati o cresciuti, in cerca di una vita migliore.
Disperato è solo chi teme il cambiamento poiché non sa adattarsi anziché beneficiare da esso, mutare come cambiano la storia e la cultura, da sempre.
Il cambiamento sociale è un percorso inevitabile: lo si può rallentare ma non lo si potrà fermare poiché alcuni fattori, a cominciare da quello demografico, senza tralasciare quelli economico ed ambientale, sono mutevoli e causa di migrazioni.
Chi non sa adattarsi non a caso è detto disadattato ed è il soggetto più debole della società – del resto Charles Darwin ricordava come non fossero gli esseri più forti a sopravvivere, bensì coloro i quali riuscissero ad adattarsi meglio alle condizioni naturalmente mutevoli alle quali andavano incontro.
Non si può considerare disadattato, invece, chi – pur tra mille difficoltà – ha il coraggio di abbracciare il cambiamento cercando una vita migliore, ovunque essa sia sia. Gli esseri umani non sono piante bensì sono esseri migranti per loro natura, spinti da curiosità e necessità e il pianeta che li ospita non ha confini, che sono una vergognosa costruzione della società.
A un tratto è plausibile chiedersi se e come qualcosa sia cambiato, e da quando.
Avere la consapevolezza delle mutazioni aiuta a comprendere lo stato delle cose e a prevedere cosa potrebbe accadere, proiettando le mutazioni, ferme restando le circostanze che le hanno generate.
Scrivere quotidianamente è un atto di liberazione dei propri pensieri. Fermarsi a riflettere su quale parola utilizzare, cambiarla, o non scriverla più raffina l’espressione di quello che serpeggia nella testa ma non trova sfogo, se non in qualche sogno, accadimento incontrollato e inconsapevole che però, subdolamente, lascia il segno sul tempo a venire.
Anche quando sembra che la strada da percorrere sia tanta, proseguendo senza guardarsi indietro ci si accorge che lo sforzo di consumare energie non pesa, ma diventa un’abitudine. E quando si realizza di aver superato la metà dell’opera che ci si era prefissati di realizzare, si può essere soddisfatti.
E’ bene tuttavia non fermarsi rallegrandosi, convinti che il compimento della seconda metà sia agevole come o anche più di quanto non sia stato quello della prima.
La convinzione gioca brutti scherzi, rallentando di fatto il ritmo con l’illusione che il percorso sia in discesa in virtù dell’esperienza acquisita, testimoniata dal raggiungimento del traguardo intermedio.
Dunque ignorare i propri risultati, a maggior ragione se solo parziali, aiuta a raggiungerne di nuovi con lo spirito di chi parte con entusiasmo, speranza e desiderio di ottenere qualcosa di straordinario.
L’incertezza spinge a dare di più, rispetto alla certezza, spesso errata, che tutto possa filare liscio.
Le migliori vittorie, del resto, sono quelle inaspettate.
Fonte: PostPlex
Il vero artista privilegia la creazione della sostanza, il replicante può ve(n)dere solo la forma. Ma anche chi vende può essere un artista in fondo, ma non di ciò che vende, come crede, ma di come lo vende.
La stragrande maggioranza dei lavoratori ha problemi di salute mentale, ma non lo ammetteranno mai e si sentono offesi se qualcuno li fa pensare a questo.
Questa continua rincorsa al business, al denaro, alla crescita e le giornate lavorative che superano le 5-6 ore (più spesso il pendolarismo, la cattiva alimentazione, la mancanza di sonno, la mancanza di movimento, la mancanza di relax, la mancanza di vita sociale, la mancanza di tempo per imparare cose nuove, la mancanza di arte, la mancanza di meditazione, la mancanza di silenzio, ecc. sta trasformando anzi ha trasformato molti lavoratori in macchine. Ma le macchine sono stupide e quando gli umani diventano stupidi come loro, le macchine prevalgono su di essi.
Tra qualche anno, per fortuna, la maggior parte dei lavori di oggi saranno fatti dalle macchine, così gli umani avranno più tempo per godersi pienamente la vita, essendo disoccupati e incapaci di trovare un lavoro.
Molti lavori non saranno sufficienti a pagare il necessario per le necessità di base, quindi la gente giustamente li rifiuterà.
Inoltre, i lavori poco pagati saranno offerti ai giovani che sono più disposti a guadagnare meno e a lavorare di più, avendo anche meno spese delle persone più anziane (famiglia, salute, ecc.)
Questo porterà, si spera, ad un ridisegno del capitalismo, avendo milioni – o meglio miliardi – di persone escluse dai bisogni primari, spingendo per una società più giusta.
Si spera che la situazione porti a un nuovo modello socialista, dove le persone non sono uguali per legge perché ognuno ha il diritto di ottenere di più in base al valore prodotto per la società, ma la società stessa fornirà i mezzi per assicurare a tutti i bisogni fondamentali come la casa, il cibo e la salute.
Le risorse, sia economiche che naturali, sono disponibili per tutti, anche in caso di crescita della popolazione, innegabile.
È solo una questione di distribuzione. Attualmente, la loro distribuzione è altamente ingiusta, e questa situazione non può andare avanti così a lungo, con gli stati nazionali che difendono privilegi insopportabili di pochi individui egoisti contro una grande maggioranza di esseri umani che meritano pari opportunità.
Escludendo fatti irrilevanti o provati, l’essere umano colto cerca l’informazione. Quello intelligente invece la crea, conscio dei suoi limiti.
Brutta rogna la cultura: è una sudditanza verso schemi consolidati, a prescindere da popolarità, utilità, etica, che previene, sminuisce o nega punti di vista alternativi.
Segnaliamo: Siena Wedding Photographer
L’essere umano tende a sviluppare dipendenze di vario tipo, che le si chiami abitudini, passioni o vizi.
Non c’è nulla di più eterogeneo della “storia”. La storia non esiste, è solo una narrazione umana. E’ basata su fatti, ma come provarli, come attribuire cause e responsabilità correttamente, come interpretarli in un contesto più ampio di quello spesso preso in considerazione?
Sostenere affermazioni tipo “è storia, bisogna credere” è un’offesa all’intelletto umano che può bersi il dato spurio, ma non anche la sua interpretazione imposta sui libri di “storia” come in un atto dittatoriale che non tollera alcuna “revisione” (tant’è che in alcuni casi una riconsiderazione dei fatti è bandita per legge!)
Non pretendo che una persona creda a una storia, ma non mi si può negare di raccontarla. Lo si tollera con le fantasie religiose, perché fa paura quando riguarda vicende politiche più recenti?
Ciascuno deve essere libero di credere alla storia che preferisce in quanto la storia è politica. Narrazione e interpretazione sono atti che peccano di oggettività.
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Intelligenza e verità non sono mai assolute ma hanno bisogno di un punto di riferimento per diventare tali.
La persona interna è l’anima.
La persona esterna è il corpo.
Solo quando si interagisce intimamente, nel vero senso, le anime si sfiorano.
Altrimenti, a sfiorarsi, sono solo i corpi, rappresentando il nostro modo di rapportarci superficialmente.
Il lavoro che ha lo scopo di produrre materialità di qualsiasi natura – anche immateriale – riguarda solo il corpo.
E’ raro che le anime si sfiorino. Non è difficile, ma a volerlo devono essere entrambe, e questo non è predeterminabile in quanto le anime, a differenza dei corpi, non sono in grado di comunicare direttamente fra di loro. Nè i corpi comunicano con le rispettive anime, ma si ignorano vicendevolmente. Quindi, anche nel momento in cui i corpi concordassero di sfiorarsi con le rispettive anime, non potrebbero mai farlo poiché l’anima delle stesse non sarebbe mai a conoscenza di tale volontà, né tantomeno le anime delle due persone potrebbero mai sapere che i loro corpi desiderano che le rispettive anime entrino in contatto.
Le anime a differenza dei corpi non comunicano, ma si aprono. Non scambiano conoscenza, ma creano uno spazio di contatto che rappresenta una nuova conoscenza, inedita per le stesse.
I corpi sono fuori da questo gioco, che quando accade li travolge e li sovrasta. Diversamente, se non accade, sono i corpi a sovrastare e travolgere le anime.
I corpi possono vestirsi, spogliarsi, camuffarsi, recitare. Le anime mai, perché sono sempre nude dinanzi a loro stesse o alle altre anime che potrebbero incontrare. I corpi sono manifestazioni temporanee, mentre le anime sono eterne come l’universo. L’incremento della compresenza dei corpi che ospitano le anime, comporta la diminuzione dello spazio, dunque del tempo, nel quale i corpi potranno manifestarsi.
Dividere per controllare nel lungo termine è deleterio. Garantire il potere dividendo la massa sottomessa indebolisce il senso di appartenenza della stessa, poiché, data la caoticità dei presupposti, genera variazioni identitarie imprevedibili che possono emergere e sfidare il potere di partenza, percepito come distinto e distante da una massa frammentata anziché coesa attorno a un’identità chiara coincidente con quella del potere.