conoscenze
Il maestro conosce, e sa cosa conosce.
Riflessioni casuali presumibilmente razionali su esistenze in momenti e luoghi indefiniti.
Ammasso sequenziale di filosofia artigianale ruvida, farneticazioni psichedeliche e traslazioni di realizzazioni istintive.
Il maestro conosce, e sa cosa conosce.
Nulla è ‘in eterno”. Tutto ciò che è definibile in quanto stato ha un inizio e una fine.
La definizione è l’inizio. L’oblio è la fine.
Ci sarebbe da chiedergli: perché lo fai?
Poor, rich, poor. Like in a game, where the subtle prize is a poshy stressful life with no freedom of expression, despite so many servant journalists, no freedom of movement despite so many planes, and no freedom at all, despite so much, useless money.
Preoccuparsi o riflettere solo sul corpo intangibile, da alcuni definito anima, o coscienza, e da molti trascurato, o molto spesso ignorato, porterebbe a vivere disconnessi dal circo che anima il corpo tangibile, la componente fisica della nostra esistenza. Tale disconnessione rischia di provocare derisione, o isolamento, da parte di chi vive nell’ignoranza del corpo interno, dunque di tanto in tanto è opportuno compensare le proprie riflessioni sul nostro essere intangibile, con altre che si pre-occupino dell’essere tangibile, fisico, letteralmente superficiale. Paradossalmente, le riflessioni sul corpo fisico appaiono più leggere di quelle sul corpo astratto, essendo le prime relative a entità definibili e spesso prevedibili in quanto frutto di processi riproduttivi fisici e culturali i quali, sebbene complessi, determinano prodotti in gran parte stimabili. I corpi intangibili, invece, esistendo al di là del confine rappresentato dalla luce, sono ignoti a quelli tangibili, dunque le loro caratteristiche e il loro comportamento non possono essere previsti, ma solo banalmente ipotizzati in virtù di percezioni o intuizioni, comunque con un grado di errore molto elevato.
pensa a quei ricordi
che ritornano spavaldi
nel bel mentre di un’azione
moderata dalla prassi
e ti fanno riconsiderare
come ci si deve comportare
suggerendoti di andare avanti
eliminando i freni
per verificare
se la posta in gioco
ha valore differente
e se la situazione può portare
un risvolto sorprendente
che altrimenti non sarebbe
mai potuto accadere
senza osare
un passato ardito
è testimone
di una vivida passione
segregata per planare
su di un piano molto scarno
e inadatto a riprodurre
quei vagiti di piacere
che continuano a desiderare
e trasformare un corpo
preda di una situazione
conformata a una narrazione
che non gli appartiene
quindi per resistere si deve continuare a dare
e ricevere con insolenza e spirito animale
La luce divina è un inferno. Senza il suo caldo viene l’inverno.
Strati culturali si accavallano nello spazio e nel tempo, si mescolano e si contaminano in modi imprevedibili, producendo comunità inedite.
Quando giunge il momento, si deve approfittare anzi speculare il giusto anzi il necessario anzi il possibile.
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Improvvisamente fu il traguardo e sì udì un lieve rumore sordo.
Il dolore – a meno che non sia l’effetto di cause insignificanti – è causato o da una risposta a un comportamento considerato sbagliato e intenzionale, o da un comportamento che ignora i possibili effetti collaterali sugli altri.
Talvolta, siamo immersi in noi stessi a un livello che impedisce di prevedere o vedere ciò che le nostre azioni potrebbero causare o stanno causando ad altri.
La nostra esperienza determina l’interpretazione e l’interpretazione determina il giudizio.
Noi agiamo o reagiamo sulla base del giudizio.
Oltre all’esperienza, accumulo statico del vissuto a sua volta mediato dall’interpretazione, l’interpretazione è anche influenzata da una variabile mutevole che è il nostro stato emotivo. Pertanto, l’interpretazione non è una costante in quanto cambia anche in base a fattori esterni, quindi non è universale ma multiversale.
Tendiamo a giudicare la stessa situazione in modo diverso a seconda del nostro stato d’animo ma anche dei soggetti od oggetti del giudizio e di fattori come l’età, il luogo (uno spazio definito) e altri. Anche lo stato emozionale corrente determina il giudizio, oltre a determinare l’interpretazione alla base del giudizio – quindi lo stato emozionale influenza doppiamente il giudizio: direttamente e indirettamente, tramite l’interpretazione delle circostanze che lo determinano.
ascoltare non presuppone interpretare
assorbire passivamente fortifica le convinzioni
il giudizio è funzione della distanza culturale
la prossimità tende a essere più gradita della lontananza
perché presuppone un’interpretazione più agevole
la prossimità esprime similitudine
mentre la lontananza esprime dissonanza
dovuta all’alterazione che cresce in proporzione alla distanza
e pone agli antipodi elementi che potrebbero essere uguali
se solo fossero più vicini
annullando il vuoto
che non consente di veicolare
attraverso una portante culturale
il medesimo grado di comprensione
e dunque il salto attraverso il vuoto
è un atto coraggioso o una provocazione
è l’inizio di un contagio o di un conflitto
che produce dominio, amalgama o sottomissione
La spiritualità trascende dalla sua organizzazione.
La fortuna è la distanza tra risultati positivi e l’assenza di conoscenza o di controllo di ciò che li ha causati.
A volte tale conoscenza è inaccessibile (si pensi a una lotteria). Altre può essere parzialmente o totalmente accessibile, offrendo un certo grado di controllo, diretto o indiretto, sugli eventi, a maggior ragione se si è gli unici a possedere informazioni determinanti.
Gli eventi fortunati ci rendono felici perché producono buoni risultati inattesi senza alcuno sforzo per ottenerli, ma dovrebbero anche farci preoccupare, perché ignorando le cause, tali risultati il più delle volte non si ripeteranno.
Conoscere gli ingredienti di un fenomeno non implica sapere come lo si è determinato.
Oltre alla disponibilità di dati importanti, anche il metodo di analisi degli stessi è fondamentale per guadagnare padronanza su sistemi più o meno complessi, e provare a raggiungere i propri obiettivi senza sperare nella fortuna.
Spesso individui razzisti o comunque conservatori e poco avvezzi al cambiamento e alle diversità – viste come avversità in quanto modificanti il loro ambiente tipico – definiscono disperati coloro che migrano, lontano dal luogo in cui sono nati o cresciuti, in cerca di una vita migliore.
Disperato è solo chi teme il cambiamento poiché non sa adattarsi anziché beneficiare da esso, mutare come cambiano la storia e la cultura, da sempre.
Il cambiamento sociale è un percorso inevitabile: lo si può rallentare ma non lo si potrà fermare poiché alcuni fattori, a cominciare da quello demografico, senza tralasciare quelli economico ed ambientale, sono mutevoli e causa di migrazioni.
Chi non sa adattarsi non a caso è detto disadattato ed è il soggetto più debole della società – del resto Charles Darwin ricordava come non fossero gli esseri più forti a sopravvivere, bensì coloro i quali riuscissero ad adattarsi meglio alle condizioni naturalmente mutevoli alle quali andavano incontro.
Non si può considerare disadattato, invece, chi – pur tra mille difficoltà – ha il coraggio di abbracciare il cambiamento cercando una vita migliore, ovunque essa sia sia. Gli esseri umani non sono piante bensì sono esseri migranti per loro natura, spinti da curiosità e necessità e il pianeta che li ospita non ha confini, che sono una vergognosa costruzione della società.
A un tratto è plausibile chiedersi se e come qualcosa sia cambiato, e da quando.
Avere la consapevolezza delle mutazioni aiuta a comprendere lo stato delle cose e a prevedere cosa potrebbe accadere, proiettando le mutazioni, ferme restando le circostanze che le hanno generate.
Scrivere quotidianamente è un atto di liberazione dei propri pensieri. Fermarsi a riflettere su quale parola utilizzare, cambiarla, o non scriverla più raffina l’espressione di quello che serpeggia nella testa ma non trova sfogo, se non in qualche sogno, accadimento incontrollato e inconsapevole che però, subdolamente, lascia il segno sul tempo a venire.
Anche quando sembra che la strada da percorrere sia tanta, proseguendo senza guardarsi indietro ci si accorge che lo sforzo di consumare energie non pesa, ma diventa un’abitudine. E quando si realizza di aver superato la metà dell’opera che ci si era prefissati di realizzare, si può essere soddisfatti.
E’ bene tuttavia non fermarsi rallegrandosi, convinti che il compimento della seconda metà sia agevole come o anche più di quanto non sia stato quello della prima.
La convinzione gioca brutti scherzi, rallentando di fatto il ritmo con l’illusione che il percorso sia in discesa in virtù dell’esperienza acquisita, testimoniata dal raggiungimento del traguardo intermedio.
Dunque ignorare i propri risultati, a maggior ragione se solo parziali, aiuta a raggiungerne di nuovi con lo spirito di chi parte con entusiasmo, speranza e desiderio di ottenere qualcosa di straordinario.
L’incertezza spinge a dare di più, rispetto alla certezza, spesso errata, che tutto possa filare liscio.
Le migliori vittorie, del resto, sono quelle inaspettate.
Fonte: PostPlex
Il vero artista privilegia la creazione della sostanza, il replicante può ve(n)dere solo la forma. Ma anche chi vende può essere un artista in fondo, ma non di ciò che vende, come crede, ma di come lo vende.
La stragrande maggioranza dei lavoratori ha problemi di salute mentale, ma non lo ammetteranno mai e si sentono offesi se qualcuno li fa pensare a questo.
Questa continua rincorsa al business, al denaro, alla crescita e le giornate lavorative che superano le 5-6 ore (più spesso il pendolarismo, la cattiva alimentazione, la mancanza di sonno, la mancanza di movimento, la mancanza di relax, la mancanza di vita sociale, la mancanza di tempo per imparare cose nuove, la mancanza di arte, la mancanza di meditazione, la mancanza di silenzio, ecc. sta trasformando anzi ha trasformato molti lavoratori in macchine. Ma le macchine sono stupide e quando gli umani diventano stupidi come loro, le macchine prevalgono su di essi.
Tra qualche anno, per fortuna, la maggior parte dei lavori di oggi saranno fatti dalle macchine, così gli umani avranno più tempo per godersi pienamente la vita, essendo disoccupati e incapaci di trovare un lavoro.
Molti lavori non saranno sufficienti a pagare il necessario per le necessità di base, quindi la gente giustamente li rifiuterà.
Inoltre, i lavori poco pagati saranno offerti ai giovani che sono più disposti a guadagnare meno e a lavorare di più, avendo anche meno spese delle persone più anziane (famiglia, salute, ecc.)
Questo porterà, si spera, ad un ridisegno del capitalismo, avendo milioni – o meglio miliardi – di persone escluse dai bisogni primari, spingendo per una società più giusta.
Si spera che la situazione porti a un nuovo modello socialista, dove le persone non sono uguali per legge perché ognuno ha il diritto di ottenere di più in base al valore prodotto per la società, ma la società stessa fornirà i mezzi per assicurare a tutti i bisogni fondamentali come la casa, il cibo e la salute.
Le risorse, sia economiche che naturali, sono disponibili per tutti, anche in caso di crescita della popolazione, innegabile.
È solo una questione di distribuzione. Attualmente, la loro distribuzione è altamente ingiusta, e questa situazione non può andare avanti così a lungo, con gli stati nazionali che difendono privilegi insopportabili di pochi individui egoisti contro una grande maggioranza di esseri umani che meritano pari opportunità.
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RT @SerieA Federico Baschirotto ufficialmente il #MondayMotivation di cui tutti avremmo bisogno 🦾 @OfficialUSLecce pic.twitter.com/fnFD…
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