Riflessioni casuali presumibilmente razionali su esistenze in momenti e luoghi indefiniti.

Ammasso sequenziale di filosofia artigianale ruvida, farneticazioni psichedeliche e traslazioni di realizzazioni istintive.

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conoscenze

Il maestro conosce, e sa cosa conosce.

L’esperto, invece, conosce, ma non sa cosa conosce.
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opposti

Nulla è ‘in eterno”. Tutto ciò che è definibile in quanto stato ha un inizio e una fine.

La definizione è l’inizio. L’oblio è la fine.

Ciò che non ha un opposto è solo nella testa, ed è incomparabile in quanto presente solo in una testa, in una forma, per giunta variabile nel suo impatto, ma a insaputa dell’oggetto.
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leader

Ci sarebbe da chiedergli: perché lo fai?

E lì resterebbe muto, consapevole di essere stato colpito al cuore. O se ancora inconsapevole, scosso dalla comprensione.
Asteroide ricoperto di camaleontici surrogati di insicurezze, orgoglioso di mostrare le proprie debolezze che in realtà erano lì a dissuadere i curiosi da un suo sistema fragile di consenso, alieno alle vicende più grandi, pronte a risucchiare il tutto in un rutto cosmico.
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disposable

Poor, rich, poor. Like in a game, where the subtle prize is a poshy stressful life with no freedom of expression, despite so many servant journalists, no freedom of movement despite so many planes, and no freedom at all, despite so much, useless money.

Entrepreneurial money kills freedom.
Entrepreneurs are disposable machines, hoping to turn entrepreneurial money into passive income. 
Until they call themselves entrepreneurs, the active income sucks their best asset, non fungible, differently than money: time.
Whatever the ideas and their success, time is the most valuable asset ever, and a disposable attitude, like the one that moves a freelance, an employee or an entrepreneur, will never pay off even a small part of the waste, that, in the best circumstance ever, happens on a golden cage, soon to turn into a golden grave.
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leggerezza

Preoccuparsi o riflettere solo sul corpo intangibile, da alcuni definito anima, o coscienza, e da molti trascurato, o molto spesso ignorato, porterebbe a vivere disconnessi dal circo che anima il corpo tangibile, la componente fisica della nostra esistenza. Tale disconnessione rischia di provocare derisione, o isolamento, da parte di chi vive nell’ignoranza del corpo interno, dunque di tanto in tanto è opportuno compensare le proprie riflessioni sul nostro essere intangibile, con altre che si pre-occupino dell’essere tangibile, fisico, letteralmente superficiale. Paradossalmente, le riflessioni sul corpo fisico appaiono più leggere di quelle sul corpo astratto, essendo le prime relative a entità definibili e spesso prevedibili in quanto frutto di processi riproduttivi fisici e culturali i quali, sebbene complessi, determinano prodotti in gran parte stimabili. I corpi intangibili, invece, esistendo al di là del confine rappresentato dalla luce, sono ignoti a quelli tangibili, dunque le loro caratteristiche e il loro comportamento non possono essere previsti, ma solo banalmente ipotizzati in virtù di percezioni o intuizioni, comunque con un grado di errore molto elevato.

Servire altri implica privarsi della possibilità di distrarsi secondo le proprie scelte. Anche in assenza di un servizio reale che comporta la devoluzione della propria risorse infunbigile più importante, ossia il tempo vitale residuo, oltreché dell’energia o del riposo, la sola disponibilità, limitando la possibilità di un individuo, rappresenta una condizione di servizio che necessita un’adeguata copertura affinché non diventi una posizione svantaggiosa nel rapporto fra le parti.
Ci sono sguardi reciproci che non provocano inquietudine o imbarazzo da entrambe le parti ma piacere al punto da ripetere frequentemente l’esperienza, quasi preda di assuefazione. Tale piacevole situazione può essere considerata un compenso importante che giustifichi la condizione di servizio, neutralizzando l’eventuale percezione dell’assunzione di una posizione svantaggiosa. Viceversa, il disagio fra le parti, non compensa alcun servizio o disponibilità, ma aggrava una situazione svantaggiosa, possibilmente da evitare per chi la subisce.
Provare a eliminare una condizione di disagio adeguandosi a chi la provoca il più delle volte si rivela controproducente e fallimentare. Il nostro modo di essere è il frutto di un processo costante e complesso che accompagna l’intera esistenza. In gran parte dei casi questo processo privilegia determinate fonti, inizialmente quelle familiari, quindi quelle più in linea con le abitudini sviluppate, rigettando opzioni distanti o dirompenti – tranne casi specifici in cui si adotta un cambiamento come reazione a determinate situazioni.
Tutte le volte che immaginarsi assieme a una persona implica un cambiamento importante, un ridimensionamento delle abitudini, un adeguamento ad abitudini altrui differenti dalle proprie, è molto probabile che il tentativo di approccio romantico fallisca già nel breve termine. L’idea che un nuovo legame possa facilitare un cambiamento, spesso peraltro senza un’eccessiva convinzione, è una scusa per mascherare la propria inabilità o mancanza di volontà di cambiare.
Accettare situazioni che dovrebbero far riflettere sul il rapporto di forza fra gli individui coinvolti o sulle circostanze che li hanno determinati non è segno di maturità ma di cinico opportunismo, spesso inconsapevole, per chi è in una posizione di vantaggio, e di arresa, anche in questo caso spesso inconsapevole o data per scontata, per chi è una posizione di svantaggio. Le posizioni di vantaggio o svantaggio non sono determinate necessariamente o esclusivamente dal valore monetario associato a una data prestazione, ma anche da altri fattori o variabili, come la possibilità di scegliere se, come e quando ottenerla, o fornirla, oltre che alla scarsità o esclusività di offerta, o di domanda. Talvolta entrambe le parti coinvolte ritengono di essere in una posizione di vantaggio o di svantaggio, e tale consapevolezza può essere mutualmente nota o no. Tale circostanza, che potrebbe apparire paradossale, invece è plausibile in quanto il rapporto fra le parti implica il coinvolgimento, diretto o indiretto, di altre parti, a loro volta in posizioni di vantaggio o svantaggio, consapevolmente o meno.
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ricordi

pensa a quei ricordi 

che ritornano spavaldi   

nel bel mentre di un’azione 

moderata dalla prassi

e ti fanno riconsiderare 

come ci si deve comportare

suggerendoti di andare avanti 

eliminando i freni

per verificare 

se la posta in gioco 

ha valore differente

e se la situazione può portare 

un risvolto sorprendente

che altrimenti non sarebbe 

mai potuto accadere 

senza osare

 

un passato ardito 

è testimone 

di una vivida passione 

segregata per planare

su di un piano molto scarno 

e inadatto a riprodurre 

quei vagiti di piacere

che continuano a desiderare 

e trasformare un corpo 

preda di una situazione 

conformata a una narrazione 

che non gli appartiene

quindi per resistere si deve continuare a dare

e ricevere con insolenza e spirito animale

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verità

È intollerabile questa presunzione di verità. Le principali piattaforme dell’oligopolio che rappresenta la comunicazione digitale sono costrette a dare visibilità pressoché esclusiva ai canali giornalistici autorevoli o presunti tali, e a mettere in discussione se non addirittura abbandonare del tutto i canali considerati alternativi. Alternativi a cosa? Certamente a quelli considerati ufficiali. Ma alternativo non significa necessariamente meno affidabile, anzi è opportuno, in un sistema democratico, che esistano voci contrarie al pensiero unico diffuso a reti unificate senza possibilità di critica. Ma cos’è l’ufficialità? Chi la dà l’ufficialità? E’ lo Stato, che in teoria sarebbe un bene di tutti, ma in pratica è uno strumento al servizio di pochi privilegiati. Difatti molti di questi canali di (dis)informazione o distrazione sono pubblici o comunque tendono a essere molto clementi con il potere pubblico, un potere che si ricicla grazie a un meccanismo che si chiama democrazia ma che di fatto non garantisce una piena partecipazione. I cittadini elettori, successivamente al momento elettorale, vengono infatti privati del collegamento fra loro e i loro rappresentanti. Ormai le elezioni sono un momento in cui prevalgono temporanei brand personali piuttosto che i partiti ossia le parti ideologiche che propongono un certo tipo di società oggi i partiti principali non propongono più alcun tipo di società ma puntano solo a conservare l’esistente senza stravolgere nulla anzi si dà per scontato che il sistema vigente non possa mai essere messo in discussione e per sistema vigente intendo il cosiddetto sistema democratico che puoi democratico non è perché sono pochi coloro che votano sono sempre meno sfiduciati dalla mancata rappresentanza effettiva da parte dei politici che vengono eletti e quei pochi che votano non hanno spesso le conoscenze necessarie a effettuare scelte oculate in linea coi propri desideri e ancora una volta chi vota sa che comunque non cambierà nulla perché non c’è un vincolo di mandato dunque il loro rappresentante una volta eletto può fare quello che vuole e lo fa cambiare partito cambiare idea non mantenere alcunché di ciò che ha promesso in campagna elettorale e dunque far sfiduciare il cittadino che si ritiene parte del popolo cosiddetto sovrano sino al punto da non votare o votare senza alcun interesse poiché peraltro per una questione numerica e di convenienza c’è un rimescolamento molto forte in seguito al momento elettorale che porta gli eletti a cambiare casacca e a fare accordi molto estesi che di fatto non mettono più di fronte ai partiti sulla base delle ma solo sulla base di piccole convenienze del momento è tutto un teatrino in cui litigano ma di fatto non cambia nulla di sistematico tant’è che non si possono mettere minimamente in discussione dei capisaldi del potere costituito come l’appartenenza a un’organizzazione di ordine superiore che non ha alcunché a vedere con l’azione e che e ancora meno democratica rispetto al potere politico nazionale o locale in quanto il meccanismo di rappresentanza viene ovviamente mediato da così tanti passaggi che snaturano del tutto la volontà politica dei cittadini sino al punto da dare solo spazio alla riproduzione del potere costituito che in gran parte tutela i suoi finanziatori che sono i grandi capitali ed è proprio il sistema capitalista che non può minimamente essere messo in discussione ma viene inteso come un sistema normale logico naturale per l’essere umano come la democrazia altro sistema ritenuto normale naturale e logico per l’essere umano eppure non sono gli unici sistemi che esistono e non sono certamente migliori forse sulla carta dunque in teoria potrebbero esserlo ma nella pratica non lo sono mai eppure il fatto di non poterli minimamente criticare perché altrimenti si viene accusati di sovversione non consente effettivamente al cittadino di poter mettere in discussione il sistema politico del paese e dunque vanifica lo scopo stesso della politica che è scelta e per scelta si deve intendere anche una scelta di campo profonda non superficiale sia sul sistema organizzativo della società che sul posizionamento ideologico e geopolitico e dunque il posizionamento geopolitico vede ad esempio per i paesi della cosiddetta Europa occidentale una indiscussa alleanza con uno stato canaglia come gli Stati Uniti d’america che sono la patria del capitalismo sono una dittatura capitalista in quanto i suoi rappresentanti politici vengono eletti sulla base di campagne elettorali chiuse fondamentalmente solo a coloro i quali possono permettersi il lusso di investire notevoli fondi in campagna di propaganda ossia di menzogne. E tali fondi, sprecati in chiacchere per illudere il corpo elettorale, vengono forniti da finanziatori che sono i principali beneficiari del sistema capitalista, e pretendono di ricavare frutti dall’investimento a sostegno della propaganda elettorale di chi, una volta eletto, ricambierà il favore di fatto vanificando qualsiasi senso della rappresentatività politica. La priorità decisionale spetta a chi ha pagato per ottenere l’elezione di un passacarte. 
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fisicità

La luce divina è un inferno. Senza il suo caldo viene l’inverno.

Non c’è verso, buono o cattivo, perché il mondo fisico rotea intorno, sistematicamente, ciclicamente, senza soluzione di continuità. Le esistenze fisiche sono territori temporanei, talvolta conquistati dalle coscienze, ma abbandonati al loro inevitabile destino, preda di un’eterna mutazione. E quelle coscienze, costrette in una fisicità schiava di un giogo inevitabile, talvolta si incontrano al di fuori dei corpi che le sviluppano, e restano oltre, libere dal giogo ciclico, e dal caldo e dal freddo dell’universo fisico, ma private del loro territorio, perché la vera libertà non conosce territori.

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appartenenza

Strati culturali si accavallano nello spazio e nel tempo, si mescolano e si contaminano in modi imprevedibili, producendo comunità inedite.

I tentativi di mantenimento della purezza (o fedeltà riproduttiva) sono messi a dura prova dalle distorsioni dovute alla compresenza di altre culture, che si manifestano in maniera variabile a livello spazio-temporale, nonostante possibili restrizioni alle stesse. Inoltre sono fondamentali fattori soggettivi quali l’interpretazione, la mancanza di fedeltà, la sfida. Infine i salti generazionali, inevitabili, contribuiscono a distorcere l’idea iniziale. Chi vuole proteggerla con la scusa di una purezza ortodossa, disprezza il cambiamento portato nello spazio da menti portanti di culture aliene, il cui incontro produce un naturale senso di ignoranza, e nel tempo, dalle nuove generazioni. La difesa dell’esistente si lega a insicurezza e nostalgia, oltreché a invidia per chi ha più tempo a venire, proiettandosi quindi più lontano, in territori temporali che mai potranno essere esplorati da chi smetterà la sua fase sostanziale anzitempo.
La naturale ricerca di un senso di apparteneza, e il bisogno da parte di numerosi individui di far parte di una comunità, o più comunità, caratterizzate appunto da fattori comuni, porta a far naturalmente sopravvivere una cultura esistente, che è il fattore accomunante.
Alcune culture, come quelle che determinano le varie sfaccettature dei nazionalismi, sono tutelate da fattori politici, vincoli imperanti, mentre altre sono protette e diffuse grazie ai legami con fattori spirituali, linguistici o etnici. Spesso tali fattori si sovrappongono, rafforzando le probabilità di sopravvivenza e riproduzione di identità complesse. Tanti più sono i fattori di determinazione, tanto più saranno estese e sfumate le caratteristiche definitive, espressione tangibile, che mutano con la riproduzione generazionale, mutando le menti e i canali portanti. 
E’ più facile, definire un’appartenenza in virtù di più aspetti coincidenti quali un culto, un idioma e delle affinità somatiche, oltre che della presenza territoriale che fa di uno spazio un’area caratterizzata dalla prevalenza di elementi culturali ben definiti e pressoché stabili nel tempo. Questo carattere identitario complesso produce la necessità di proteggerlo attraverso una cornice nazionale che beneficia di un potere imperante indipendente, trasformando così l’area geografica in un territorio, ossia una porzione di spazio politicamente identificata e amministrata da un gruppo sociale definito da un’appartenenza culturale nazionale, sommatoria di vari fattori. 
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piacere

Quando giunge il momento, si deve approfittare anzi speculare il giusto anzi il necessario anzi il possibile.

Poi si vedrà, anzi no: non si vedrà più nulla ma si attenderà che la sorpresa ritorni, o si costruirà sulla base dell’esperienza, o si beneficerà dei lieti effetti della serendipità, per godere di un altro momento.
Il piacere è un debole al quale è difficile rinunciare. Più è raro, più normalmente costa, e per scampare il pagamento si deve giocare sul credito, che in casi di estrema insolvibilità sarà annullato dalla dichiarazione fallimento che costringerà a ripartire altrove.
Si mangia solo la ciliegina sulla torta, il resto non è necessario acquistarlo, soprattutto se non c’è spazio per conservarlo. Non è sempre conveniente fare spazio in frigo, soprattutto se è già occupato da altre pietanze, o se serve per accogliere prelibate pietanze potenzialmente in arrivo.
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libertà

La dichiarazione universal dei diritti umani dovrebbe cominciare con questo articolo: tutti gli esseri viventi devono essere liberi di riprodursi e circolare ovunque desiderino.
Il pianeta Terra non appartiene agli uomini e non è nato con confini o leggi.

Consiglio utile: Web Agency Piacenza

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ntartieni

Improvvisamente fu il traguardo e sì udì un lieve rumore sordo.

Si aprì una fessura lasciando intravedere, per un attimo, il mondo di fuori.
Portando lo sguardo verso il luogo onirico artificiale, si era capito cosa fosse: un minuscolo link a un blog quasi occultato in un altro blog dello stesso autore. 
Era un easter egg fatto a se stesso da un’altro sè stesso, per farsi riconoscere, per lasciare un messaggio.
Si voleva far comprendere che quei blog, inclusi quelli nascosti – anzi soprattutto quelli – girano su piattaforme che durano poco, prima di scomparire nel nulla, facendo svanire ogni idea per sempre.
Non sono una memoria storica, non servono a nulla.
Sono solo ntartieni, creati per distrarre, incuriosendo senza motivo intorno a qualcosa che non esiste.
Solo per distrarre.
Perché chi ne è stato vittima non può capire: èstato vittima della distrazione sin da principio.
Tutto ciò che ha un principio e una fine è frutto di distrazioni.
Invece, chi c’era e resta non subisce distrazioni, ma è ciò che distrae, per tenere alta larga ogni minaccia dal quieto privilegio che si accumula con le risorse prodotte da chi si distrae, nel tempo delle distrazioni. 
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giudizio

Il dolore – a meno che non sia l’effetto di cause insignificanti – è causato o da una risposta a un comportamento considerato sbagliato e intenzionale, o da un comportamento che ignora i possibili effetti collaterali sugli altri.

Talvolta, siamo immersi in noi stessi a un livello che impedisce di prevedere o vedere ciò che le nostre azioni potrebbero causare o stanno causando ad altri.

La nostra esperienza determina l’interpretazione e l’interpretazione determina il giudizio.

Noi agiamo o reagiamo sulla base del giudizio.

Oltre all’esperienza, accumulo statico del vissuto a sua volta mediato dall’interpretazione, l’interpretazione è anche influenzata da una variabile mutevole che è il nostro stato emotivo. Pertanto, l’interpretazione non è una costante in quanto cambia anche in base a fattori esterni, quindi non è universale ma multiversale.

Tendiamo a giudicare la stessa situazione in modo diverso a seconda del nostro stato d’animo ma anche dei soggetti od oggetti del giudizio e di fattori come l’età, il luogo (uno spazio definito) e altri. Anche lo stato emozionale corrente determina il giudizio, oltre a determinare l’interpretazione alla base del giudizio – quindi lo stato emozionale influenza doppiamente il giudizio: direttamente e indirettamente, tramite l’interpretazione delle circostanze che lo determinano.

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distanza

ascoltare non presuppone interpretare

assorbire passivamente fortifica le convinzioni

il giudizio è funzione della distanza culturale

la prossimità tende a essere più gradita della lontananza

perché presuppone un’interpretazione più agevole

la prossimità esprime similitudine

mentre la lontananza esprime dissonanza

dovuta all’alterazione che cresce in proporzione alla distanza

e pone agli antipodi elementi che potrebbero essere uguali

se solo fossero più vicini

annullando il vuoto

che non consente di veicolare

attraverso una portante culturale

il medesimo grado di comprensione

e dunque il salto attraverso il vuoto

è un atto coraggioso o una provocazione

è l’inizio di un contagio o di un conflitto

che produce dominio, amalgama o sottomissione


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blasfemia

La spiritualità trascende dalla sua organizzazione. 

Non è mai troppo tardi per liberare il mondo dalle religioni organizzate in quanto sono una truffa a danno dell’intelligenza umana. 
La commistione tra potere temporale e presunto potete spirituale è prova che l’abuso di credulità popolare, o l’imposizione coercitiva di un culto, serve a giustificare il controllo sociale e politico di una società.
La blasfemia è una sublime forma d’arte: sta alla religione come la satira sta alla politica.
L’esistenza del reato di blasfemia prova che non esista alcuna divinità, come si vorrebbe fare credere, altrimenti non servirebbe una legge temporale per vietarne la derisione: la divinità si tutelerebbe da sé. 
La compresenza di svariati culti nel tempo e nello spazio prova che si tratti di pure fantasie umane e mette in luce quel misto di presunzione e ignoranza che purtroppo caratterizza molte menti deboli, capaci solo di ‘demonizzare’ le menti libere per mascherare il proprio meschino stato di sudditanza e assuefazione culturale e psichica.
Il reato di blasfemia, imposto da chi gestisce il culto, serve a evitare che ci si prenda gioco dell’inganno sul quale si basa il culto stesso.
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fortuna

La fortuna è la distanza tra risultati positivi e l’assenza di conoscenza o di controllo di ciò che li ha causati.

A volte tale conoscenza è inaccessibile (si pensi a una lotteria). Altre può essere parzialmente o totalmente accessibile, offrendo un certo grado di controllo, diretto o indiretto, sugli eventi, a maggior ragione se si è gli unici a possedere informazioni determinanti.

Gli eventi fortunati ci rendono felici perché producono buoni risultati inattesi senza alcuno sforzo per ottenerli, ma dovrebbero anche farci preoccupare, perché ignorando le cause, tali risultati il più delle volte non si ripeteranno.

Conoscere gli ingredienti di un fenomeno non implica sapere come lo si è determinato.

Oltre alla disponibilità di dati importanti, anche il metodo di analisi degli stessi è fondamentale per guadagnare padronanza su sistemi più o meno complessi, e provare a raggiungere i propri obiettivi senza sperare nella fortuna.

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confini

Spesso individui razzisti o comunque conservatori e poco avvezzi al cambiamento e alle diversità – viste come avversità in quanto modificanti il loro ambiente tipico – definiscono disperati coloro che migrano, lontano dal luogo in cui sono nati o cresciuti, in cerca di una vita migliore.

Disperato è solo chi teme il cambiamento poiché non sa adattarsi anziché beneficiare da esso, mutare come cambiano la storia e la cultura, da sempre.

Il cambiamento sociale è un percorso inevitabile: lo si può rallentare ma non lo si potrà fermare poiché alcuni fattori, a cominciare da quello demografico, senza tralasciare quelli economico ed ambientale, sono mutevoli e causa di migrazioni. 

Chi non sa adattarsi non a caso è detto disadattato ed è il soggetto più debole della società – del resto Charles Darwin ricordava come non fossero gli esseri più forti a sopravvivere, bensì coloro i quali riuscissero ad adattarsi meglio alle condizioni naturalmente mutevoli alle quali andavano incontro.

Non si può considerare disadattato, invece, chi – pur tra mille difficoltà – ha il coraggio di abbracciare il cambiamento cercando una vita migliore, ovunque essa sia sia. Gli esseri umani non sono piante bensì sono esseri migranti per loro natura, spinti da curiosità e necessità e il pianeta che li ospita non ha confini, che sono una vergognosa costruzione della società.

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vittorie

A un tratto è plausibile chiedersi se e come qualcosa sia cambiato, e da quando.

Avere la consapevolezza delle mutazioni aiuta a comprendere lo stato delle cose e a prevedere cosa potrebbe accadere, proiettando le mutazioni, ferme restando le circostanze che le hanno generate.

Scrivere quotidianamente è un atto di liberazione dei propri pensieri. Fermarsi a riflettere su quale parola utilizzare, cambiarla, o non scriverla più raffina l’espressione di quello che serpeggia nella testa ma non trova sfogo, se non in qualche sogno, accadimento incontrollato e inconsapevole che però, subdolamente, lascia il segno sul tempo a venire.

Anche quando sembra che la strada da percorrere sia tanta, proseguendo senza guardarsi indietro ci si accorge che lo sforzo di consumare energie non pesa, ma diventa un’abitudine. E quando si realizza di aver superato la metà dell’opera che ci si era prefissati di realizzare, si può essere soddisfatti.

E’ bene tuttavia non fermarsi rallegrandosi, convinti che il compimento della seconda metà sia agevole come o anche più di quanto non sia stato quello della prima.

La convinzione gioca brutti scherzi, rallentando di fatto il ritmo con l’illusione che il percorso sia in discesa in virtù dell’esperienza acquisita, testimoniata dal raggiungimento del traguardo intermedio.

Dunque ignorare i propri risultati, a maggior ragione se solo parziali, aiuta a raggiungerne di nuovi con lo spirito di chi parte con entusiasmo, speranza e desiderio di ottenere qualcosa di straordinario.

L’incertezza spinge a dare di più, rispetto alla certezza, spesso errata, che tutto possa filare liscio.

Le migliori vittorie, del resto, sono quelle inaspettate.

Fonte: PostPlex

 

 

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artista

Il vero artista privilegia la creazione della sostanza, il replicante può ve(n)dere solo la forma. Ma anche chi vende può essere un artista in fondo, ma non di ciò che vende, come crede, ma di come lo vende.

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lavori

La stragrande maggioranza dei lavoratori ha problemi di salute mentale, ma non lo ammetteranno mai e si sentono offesi se qualcuno li fa pensare a questo.

Questa continua rincorsa al business, al denaro, alla crescita e le giornate lavorative che superano le 5-6 ore (più spesso il pendolarismo, la cattiva alimentazione, la mancanza di sonno, la mancanza di movimento, la mancanza di relax, la mancanza di vita sociale, la mancanza di tempo per imparare cose nuove, la mancanza di arte, la mancanza di meditazione, la mancanza di silenzio, ecc. sta trasformando anzi ha trasformato molti lavoratori in macchine. Ma le macchine sono stupide e quando gli umani diventano stupidi come loro, le macchine prevalgono su di essi.

Tra qualche anno, per fortuna, la maggior parte dei lavori di oggi saranno fatti dalle macchine, così gli umani avranno più tempo per godersi pienamente la vita, essendo disoccupati e incapaci di trovare un lavoro.

Molti lavori non saranno sufficienti a pagare il necessario per le necessità di base, quindi la gente giustamente li rifiuterà.

Inoltre, i lavori poco pagati saranno offerti ai giovani che sono più disposti a guadagnare meno e a lavorare di più, avendo anche meno spese delle persone più anziane (famiglia, salute, ecc.)

Questo porterà, si spera, ad un ridisegno del capitalismo, avendo milioni – o meglio miliardi – di persone escluse dai bisogni primari, spingendo per una società più giusta.

Si spera che la situazione porti a un nuovo modello socialista, dove le persone non sono uguali per legge perché ognuno ha il diritto di ottenere di più in base al valore prodotto per la società, ma la società stessa fornirà i mezzi per assicurare a tutti i bisogni fondamentali come la casa, il cibo e la salute.

Le risorse, sia economiche che naturali, sono disponibili per tutti, anche in caso di crescita della popolazione, innegabile.

È solo una questione di distribuzione. Attualmente, la loro distribuzione è altamente ingiusta, e questa situazione non può andare avanti così a lungo, con gli stati nazionali che difendono privilegi insopportabili di pochi individui egoisti contro una grande maggioranza di esseri umani che meritano pari opportunità.