vittorie

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A un tratto è plausibile chiedersi se e come qualcosa sia cambiato, e da quando.

Avere la consapevolezza delle mutazioni aiuta a comprendere lo stato delle cose e a prevedere cosa potrebbe accadere, proiettando le mutazioni, ferme restando le circostanze che le hanno generate.

Scrivere quotidianamente è un atto di liberazione dei propri pensieri. Fermarsi a riflettere su quale parola utilizzare, cambiarla, o non scriverla più raffina l’espressione di quello che serpeggia nella testa ma non trova sfogo, se non in qualche sogno, accadimento incontrollato e inconsapevole che però, subdolamente, lascia il segno sul tempo a venire.

Anche quando sembra che la strada da percorrere sia tanta, proseguendo senza guardarsi indietro ci si accorge che lo sforzo di consumare energie non pesa, ma diventa un’abitudine. E quando si realizza di aver superato la metà dell’opera che ci si era prefissati di realizzare, si può essere soddisfatti.

E’ bene tuttavia non fermarsi rallegrandosi, convinti che il compimento della seconda metà sia agevole come o anche più di quanto non sia stato quello della prima.

La convinzione gioca brutti scherzi, rallentando di fatto il ritmo con l’illusione che il percorso sia in discesa in virtù dell’esperienza acquisita, testimoniata dal raggiungimento del traguardo intermedio.

Dunque ignorare i propri risultati, a maggior ragione se solo parziali, aiuta a raggiungerne di nuovi con lo spirito di chi parte con entusiasmo, speranza e desiderio di ottenere qualcosa di straordinario.

L’incertezza spinge a dare di più, rispetto alla certezza, spesso errata, che tutto possa filare liscio.

Le migliori vittorie, del resto, sono quelle inaspettate.

Fonte: PostPlex