leggerezza

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Preoccuparsi o riflettere solo sul corpo intangibile, da alcuni definito anima, o coscienza, e da molti trascurato, o molto spesso ignorato, porterebbe a vivere disconnessi dal circo che anima il corpo tangibile, la componente fisica della nostra esistenza. Tale disconnessione rischia di provocare derisione, o isolamento, da parte di chi vive nell’ignoranza del corpo interno, dunque di tanto in tanto è opportuno compensare le proprie riflessioni sul nostro essere intangibile, con altre che si pre-occupino dell’essere tangibile, fisico, letteralmente superficiale. Paradossalmente, le riflessioni sul corpo fisico appaiono più leggere di quelle sul corpo astratto, essendo le prime relative a entità definibili e spesso prevedibili in quanto frutto di processi riproduttivi fisici e culturali i quali, sebbene complessi, determinano prodotti in gran parte stimabili. I corpi intangibili, invece, esistendo al di là del confine rappresentato dalla luce, sono ignoti a quelli tangibili, dunque le loro caratteristiche e il loro comportamento non possono essere previsti, ma solo banalmente ipotizzati in virtù di percezioni o intuizioni, comunque con un grado di errore molto elevato.

Servire altri implica privarsi della possibilità di distrarsi secondo le proprie scelte. Anche in assenza di un servizio reale che comporta la devoluzione della propria risorse infunbigile più importante, ossia il tempo vitale residuo, oltreché dell’energia o del riposo, la sola disponibilità, limitando la possibilità di un individuo, rappresenta una condizione di servizio che necessita un’adeguata copertura affinché non diventi una posizione svantaggiosa nel rapporto fra le parti.
Ci sono sguardi reciproci che non provocano inquietudine o imbarazzo da entrambe le parti ma piacere al punto da ripetere frequentemente l’esperienza, quasi preda di assuefazione. Tale piacevole situazione può essere considerata un compenso importante che giustifichi la condizione di servizio, neutralizzando l’eventuale percezione dell’assunzione di una posizione svantaggiosa. Viceversa, il disagio fra le parti, non compensa alcun servizio o disponibilità, ma aggrava una situazione svantaggiosa, possibilmente da evitare per chi la subisce.
Provare a eliminare una condizione di disagio adeguandosi a chi la provoca il più delle volte si rivela controproducente e fallimentare. Il nostro modo di essere è il frutto di un processo costante e complesso che accompagna l’intera esistenza. In gran parte dei casi questo processo privilegia determinate fonti, inizialmente quelle familiari, quindi quelle più in linea con le abitudini sviluppate, rigettando opzioni distanti o dirompenti – tranne casi specifici in cui si adotta un cambiamento come reazione a determinate situazioni.
Tutte le volte che immaginarsi assieme a una persona implica un cambiamento importante, un ridimensionamento delle abitudini, un adeguamento ad abitudini altrui differenti dalle proprie, è molto probabile che il tentativo di approccio romantico fallisca già nel breve termine. L’idea che un nuovo legame possa facilitare un cambiamento, spesso peraltro senza un’eccessiva convinzione, è una scusa per mascherare la propria inabilità o mancanza di volontà di cambiare.
Accettare situazioni che dovrebbero far riflettere sul il rapporto di forza fra gli individui coinvolti o sulle circostanze che li hanno determinati non è segno di maturità ma di cinico opportunismo, spesso inconsapevole, per chi è in una posizione di vantaggio, e di arresa, anche in questo caso spesso inconsapevole o data per scontata, per chi è una posizione di svantaggio. Le posizioni di vantaggio o svantaggio non sono determinate necessariamente o esclusivamente dal valore monetario associato a una data prestazione, ma anche da altri fattori o variabili, come la possibilità di scegliere se, come e quando ottenerla, o fornirla, oltre che alla scarsità o esclusività di offerta, o di domanda. Talvolta entrambe le parti coinvolte ritengono di essere in una posizione di vantaggio o di svantaggio, e tale consapevolezza può essere mutualmente nota o no. Tale circostanza, che potrebbe apparire paradossale, invece è plausibile in quanto il rapporto fra le parti implica il coinvolgimento, diretto o indiretto, di altre parti, a loro volta in posizioni di vantaggio o svantaggio, consapevolmente o meno.